Kenneth Waltz – Teoria della Politica Internazionale – Premessa e cap. 1 – 2

Kenneth Waltz

Kenneth Waltz – Teoria della Politica Internazionale

by Dott.ssa Aurora Capizzi

Premessa

Waltz ispirandosi a Morghenthau crea una teoria detta “neorealista” o “realista strutturale”.

Partendo da scienza economica e liberalismo.

Affronta 3 tematiche: analisi, struttura del sistema, miglior forma di governo.

Ambiente del sistema: anarchico-orizzontale quindi capace di adattamento.

Differenza con i realisti: l’idea che la differenza tra nazionale e internazionale non sia nell’uso della forza ma nel modo di organizzarsi per usarla.

Waltz pone enfasi sull’organizzazione subnazionale e nazionale (teorie riduzioniste).

Economia + liberalismo = teorie neorealiste: analisi;struttura del sistema; miglior governo. Teorie neorealiste sono diversi dai lealisti perché la differenza tra nazionale ed internazionale non sta nell’uso della forza ma nel organizzazione che crea il modo di usarla.

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Capitolo 1

Leggi e Teorie

1. Waltz sostiene che la Teoria è una astrazione della realtà che trascura le esperienze i dati empirici.

  • Analisi delle teorie di politica internazionale;

  • Elaborazione di una teoria di politica internazionale;

  • Esaminarne alcune applicazioni.

Teoria = immagine della realtà. E’ una visione dell’insieme dei rapporti tra le parti.

La sua capacità di spiegazione aumenta quanto più grande è la distanza con la realtà.

Legge: è il rapporto tra variabili dipendenti e indipendenti.

Il suo risultato dipende da questo rapporto.

2. Induttivisti sostengono che la Teoria è la somma di più leggi e le teorie spiegano le leggi. Si può arrivare alla verità attraverso l’esperienza e l’osservazione dei casi e variabili.

Critica gli induttivisti: Ashby

Egli critica i dati utilizzati perché mancano delle cause all’utilizzo di questi dati.

Egli critica le variabili scelte perché sono solo una parte e mistifichebbero la realtà. La realtà dovrebbe emergere dalla selezione di tutto il materiale disponibile.

Egli critica l’utilizzo dell’Esperienza da parte degli Induttivisti: essa infatti può essere annullata da un’altra esperienza.

Perché creare una teoria? Per poter fare delle previsioni. Le previsioni sono necessarie perchè la realtà non sarà mai uguale alla teoria o al modello.

Come nasce una teoria? La teoria nasce da una idea.

Idea = Semplificazioni e Ipotesi.

Semplificazione: è un modello che indica rapporti casuali e interdipendenza.

Come semplificare?

A. Isolamento: considerazioni interazioni tra un numero ristretto di fattori assumendo che il resto rimanga invariato.
B. Astrazione: si trascurano alcuni elementi.

C. Aggregazione: si raggruppano elementi secondo criteri teorici.

D. Idealizzazione: si agisce come se si fosse raggiunta la perfezione o il limite.

Ipotesi teoriche: adottate per spiegare una teoria.

Il loro valore è giudicato in base all’utilità che apporta alla teoria.

Per verificare una teoria:

1. esporre la teoria

2. dedurre delle ipotesi

3. sottoporre le ipotesi a delle prove

4. ritornare ai punti 2 e 3 utilizzando le definizioni dei termini presenti nelle teorie da verificare

5. eliminare o limitare le variabili di disturbo

6. eseguire prove difficili

7. se la teoria non supera una prova rivedere la teoria o ridurre il campo esplicativo.

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Capitolo 2

Le Teorie Riduzioniste

Teorie Riduzioniste = gli avvenimenti internazionali hanno origine da decisioni prese a livello nazionale.

Teorie Sistemiche = si concentrano su cause che operano a livello internazionale.

Approccio riduzionista

L’intero è conosciuto attraverso lo studio delle parti.

Il migliore esempio: Teoria Economica dell’Imperialismo

3 Assunti:

1. La teoria economica è valida;

2. Le condizioni previste dalla teoria si verificano nella maggior parte dei paesi imperialisti;

3. La massima parte dei paesi dove si verificano queste condizioni è veramente imperialista.

Hobson: in assenza di interventi pubblici le ricchezze sono in mano ad un numero molto limitato di persone, per questo il consumo non potrà tenere il passo con la produzione. Il rimedio sarebbe una più equa distribuzione dei redditi ed il pieno impiego. Gli investitori, che vedranno diminuire il profitto in patria saranno sostenuti dal governo e cercheranno migliori opportunità in paesi economicamente sottosviluppati.

Secondo Hobson, le forze economiche sono le determinanti reali della politica.

Imperialismo = causa delle guerre moderne.

Effetti dell’Imperialismo.

  • Perdite > Guadagni Le perdite sono spese sopportate dai cittadini. I guadagni sono in mano ai soli investitori.
  • L’imperialismo produce effetti sociali negativi: sostiene l’aristocrazia decadente e limita l’attuazione di riforme economiche.
  • Il paese imperialista esporta il proprio know-how e permette lo sviluppo delle realtà locali che un giorno potranno invertire il flusso degli investimenti.

Confronto Lenin – Hobson

  1. Hobson crede che l’imperialismo possa essere eliminato tramite politiche governative volte alla redistribuzione della ricchezza. Lenin crede che i capitalisti premendo sui governi non lo permetteranno mai.
  2. Lenin e Hobson sostengono che l’imperialismo è causa di guerre. Hobson crede nella possibilità di cooperazione tra gli Stati capitalisti per lo sfruttamento dei paesi poveri. Lenin non crede possibile la cooperazione e secondo lui sarà proprio il loro antagonismo che causerà la fine del capitalismo.

Verifica della Teoria Economica dell’Imperialismo in base agli Assunti.

  1. Teoria economica è valida ma essa indica come soluzione al surplus nazionale gli investimenti all’estero. Non necessariamente la creazione di imperi.
  2. E 3. I paesi imperialisti = Capitalisti + surplus, ma la storia offre molte varianti e condizioni associate all’imperialismo –> confutano la teoria.

Uno Stato è portato ad essere imperialista quando siamo in presenza di tre diversi tipi di surplus. Surplus di popolazione = imperialismo di espansione

Surplus di beni = imperialismo di libero commercio

Surplus di capitali = capitalismo monopolista.

Conclusioni

Spiegare l’imperialismo attraverso il capitalismo è un approccio riduttivo.

La causa dell’imperialismo sarà quindi l’organizzazione economica più efficiente in un dato periodo, in una data area.

Schumpeter: l’imperialismo è generato da elementi precapitalisti.

Egli introduce il tema dei moderni marxisti: il Neocolonialismo.

Il Neocolonialismo separa l’imperialismo dall’esistenza degli imperi. Il business privato soppianta il governo nella macchina imperialista.

Lenin: l’imperialismo contribuirebbe allo sviluppo e agli investimenti nei paesi colonizzati.

Moderni Marxisti: i capitalisti sfruttando i paesi poveri congelano il loro sviluppo.

Il Neocolonialismo individua punti importanti della Teoria della Politica Internazionale di vecchia e nuova scuola marxista.

  1. Teorie che si autoverificano. Hobson e Lenin credono nell’impero economico tramite le colonie. I Neocolonialisti invece vedono possibile un impero economico senza colonie.

  2. Rapporto tra paesi ricchi e poveri. Galtung (riduzionista): l’imperialismo e la ricchezza andranno a paesi in equilibrio che sfruttano quelli poveri che non sono in equilibrio. L’imperialismo è un fenomeno strutturale. Waltz: dato che il fenomeno della povertà era presente anche prima del colonialismo, la ricchezza dei paesi ricchi la vede come ragione interno allo Stato.

  3. Eccesso di spiegazione e problema del cambiamento. Marxisti: gli investimenti all’estero si fanno per superare la stagnazione economica interna. Neocolonialisti: il capitalismo non si riproduce all’estero quindi l’imperialismo durerà finché esisterà squilibrio tra i paesi; per far terminare l’imperialismo si devono redistribuire le risorse più equamente.

Infine

Scartiamo le Teorie Neocoloniali perché hanno come obiettivo il salvataggio di una teoria piuttosto che la spiegazione dei fenomeni.

Scartiamo così l’approccio Riduzionista perché risulta una teoria parziale piuttosto che generale.